Mandolino napoletano anonimo, databile alla seconda metà del XVIII secolo e attribuito a Donato Filano. Questi fu attivo dal 1760 al 1785 col fratello Antonio alla rua di S. Chiara a Napoli, successivamente la bottega fu condotta dai figli Giuseppe e Luigi. Lo strumento ha un guscio di 23 doghe scannellate in acero separate da filetti in ebano con all’interno della carta celeste, il manico è in cipresso con 7 filetti in ebano, la tastiera è sullo stesso piano della tavola e presenta 10 tasti metallici separati da placchette di tartaruga. La tavola, senza filetti, è in abete con alle estremità degli intarsi in madreperla, la buca è tonda, il battipenna in tartaruga mentre il capotasto, i bottoni delle corde e della cordiera e il ponticello sono in avorio. La paletta è decorata da una parte centrale in osso e le laterali in tartaruga, intorno vi sono 6 bottoni e 12 bottoncini in avorio mentre gli otto piroli in palissandro tirano delle corde di budello. La lunghezza totale è di mm. 590, il diapason mm. 327 e il diametro della buca è di mm. 60.
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Mandolone (mandola bassa) recante il cartiglio: Joseppe De Maria / fecit Neapoles 1538. Le dimensioni sono: lunghezza cassa dal capotasto mm. 655, larghezza massima mm. 290, lunghezza paletta al centro mm. 220, lunghezza manico mm. 212, lunghezza totale mm. 885. Lo strumento ha otto ordini doppi di corde, nove tasti metallici sul manico e quattro lignei sulla tavola. Il guscio è formato da 26 doghe in palissandro ondulato-scavato più due larghe doghe esterne e un rinforzo alla base; la tavola, in abete, risale sul manico fino all’ottavo tasto e presenta una buca circolare contornata da un fregio in ebano e madreperla, un largo battipenna in tartaruga e ricche decorazioni in madreperla. Il manico e la paletta sono in legno scuro con fregi e contorni in osso, i piroli sono disposti su tre file verticali di 6, 4 e 6, e il capotasto è in osso.
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Mandolino-lira napoletano, corpo, controfascie e guscio a 28 doghe di palissandro, manico, tastiera e cavigliere in noce, capotasto e farfalle della meccanica in avorio, piano armonico in abete con battipenna in tartaruga, foro armonico ovale e contornato da fregi in ebano e madreperla. All'interno appaiono due cartigli, il primo dei quali in francese recante la dicitura FRATRES CALACE NEAPOLI / FECERUNT 1897 e la firma autografa. Il secondo, in italiano recante i premi conseguiti e, racchiusa in un ovale, la dicitura: Flli CALACE / Napoli / (Italia) / via Quercia 5 e 5.
Mandolino milanese barocco con guscio formato da undici doghe in ebano e filetti di avorio. Il guscio è certamente originale mentre ci sono tracce di interventi su manico e falcetto; la tavola armonica è in abete rosso con al centro una larga buca tonda coperta da una pregevole rosetta e con decorazioni in madreperla e gommalacca fusa. Lo strumento presenta sei cori doppi per un totale di 12 corde ancorate ad un largo ponticello e avvolte su piroli in legno chiaro posti sul falcetto alla cui estremità, quadrata, vi è una decorazione in ebano e madreperla. Sul manico ci sono sette tasti in minugia mentre cinque metallici sono sulla tavola. Sulla custodia vi è un cartiglio con la scritta: Mandolino toscano / della fabbrica / di Tobbia Fiscer / di Siena / anno 1713. Il nome fu però spesso travisato anche in patria, poiché proprio nei registri della nativa Füssen, cittadina dove sembra egli abbia visto la luce verso il 1680, è talvolta scritto Tobias Fiscier e i suoi strumenti sono firmati anche Ficier e Fiscier. Questo liutaio si trasferì a Siena, dove esercitò la sua professione e morì, probabilmente verso il 1721. Alcuni suoi strumenti sono presenti nel Museo Bardini di Firenze e nel museo di Lipsia. Molto probabilmente fu il padre dei famosi liutai milanesi Giuseppe, Vincenzo e Carlo Fiscer (o Fixer) attivi alla metà del XVIII secolo. Il mandolino milanese barocco, sorta di piccolo liuto detto anche pandora, monta sei corde doppie in budello accordate per quarte su una tavola senza “spezzatura” e con un guscio più piccolo di quello del mandolino napoletano.
Plettrharpa brevettata e costruita da Nicola Maria Calace nell’agosto 1903 a Napoli. Questo strumento è una sorta di mandolino asimmetrico con un arco leggermente angolato alla sinistra della tastiera che congiunge la cassa alla paletta e lo fa assomigliare ad un’arpa liberty. La ragione della sua invenzione, così come della Mandolyra brevettata dal fratello Raffaele qualche anno prima, è da ricercarsi nell' enorme successo del mandolino nella canzone napoletana di quell'epoca. Un fatto indubbiamente molto positivo ma con un risvolto negativo: il mandolino napoletano ormai era etichettato come strumento troppo popolare e quindi non più uno strumento adatto all'alta borghesia che fino a qualche anno prima era appassionata dello strumento (anche la regina Margherita era un'abile mandolinista!). il fondo è piatto, in noce, mentre la tavola è in abete con filettature in ebano e avorio e un battipenna in palissandro a disegni liberty. La buca è oblunga e asimmetrica, la tastiera in ebano con ventidue tasti metallici e, sulla paletta vi è una meccanica con otto piroli a vite con testina piatta in osso. L’etichetta interna recita: NICOLA M.ria CALACE / NAPOLI / Via S. Anna de’ Lombardi, 54 . 55 / 1903 (firma autografa) Nicola Calace mentre sull’arco vi è la scritta: Brevetto / No 173.
Mandolino anonimo, italiano, databile al 1840 circa, si tratta di uno strumento di transizione: possiede molti elementi del mandolino barocco (proporzioni generali, paletta con otto piroli molto piegata indietro, buca circolare, estrema leggerezza) ma la tastiera già sovrapposta al manico, tipica degli strumenti ottocenteschi. Il guscio è formato da undici grosse fasce di acero e palissandro alternate, la tavola è in abete con batti penna e zona della cordiera in palissandro, vi è un fregio in ebano e madreperla intorno alla buca e i pioli delle corde sono in avorio. Il manico e la paletta sono in legno ebanizzato, vi sono tredici tasti metallici e otto piroli in ebano.
Mandolino napoletano, molto probabilmente di manifattura Calace, inizi XX sec., paletta e manico in noce, meccanica di restauro, fondo in noce a 21 doghe, foro ovale, tavola in abete non verniciata, piastra e bordi in palissandro e madreperla.
Mandolino napoletano. Il cartiglio reca la dicitura: GAETANO VINACCIA / LIUTERIA ARTISTICA / Rua Catalana N. 96 / NAPOLI (Italia) / Anno 1913, e sul cartiglio la firma autografa dell'autore. Il guscio è costituito da 19 doghe in palissandro, il piano armonico è in abete scelto contornato da tripla filettatura, la buca è ovale e contornata da un fregio in madreperla e tripla filettatura mentre il battipenna e il reggicordiera sono in tartaruga. Il manico è in palissandro, la tastiera in avorio, la paletta in noce, le farfalle della meccanica in osso ed in avorio sono il bottone reggicinghia della paletta, l'inserzione del manico ed il capotasto.
Mandolino napoletano. Il cartiglio reca la dicitura: stemma reale / F.lli GEN.ro ED A.lle VINACCIA FU P.le / Fabbricanti di Strumenti Armonici / DI S. M. La REGINA d’ITALIA / Rua Catalana N° 53 / NAPOLI / Anno 1898 e firma autografa, un secondo cartiglio in inchiostro rosso reca la dicitura: TRASFERITI ALLA / STRADA / S.TA MARIA LA NUOVA N° 25. Lo strumento ha la meccanica “coperta” con paletta e manico in palissandro, le controfasce sono in acero e palissandro, vi sono venti tasti metallici con 6 segnatasti in madreperla, il guscio è formato da trentuno doghe scannellate in acero con filettatura in ebano. Il piano armonico è in abete contornato da quintupla filettatura in ebano con buca ovale e fregi in madreperla su un battipenna in tartaruga, le farfalle della meccanica sono in corno scuro, il bottone e i pioli della corde, l’attaccacorde e il copricorde sono in metallo argentato con una base di tartaruga.
Mandolino napoletano. Il cartiglio reca la dicitura: stemma reale / F.lli GEN.ro ED A.lle VINACCIA FU P.le / Fabbricanti di Strumenti Armonici / DI S. M. La REGINA d’ITALIA / Rua Catalana N° 53 / NAPOLI / Anno 1887. Lo strumento ha la meccanica “coperta” con paletta, manico e controfasce in palissandro, ha diciassette tasti metallici con 6 segnatasti in madreperla, il guscio è formato da 21 doghe in acero marezzato con filettatura in ebano. Il piano armonico è in abete contornato da quintupla filettatura in ebano con buca ovale e fregi in madreperla, il battipenna è in tartaruga e le farfalle della meccanica, il bottone e i pioli della corde sono in avorio mentre l’attaccacorde e il copricorde sono metallici. Achille e Gennaro furono i figli del grande liutaio Pasquale, famosissimo costruttore di mandolini e chitarre a Napoli nella seconda metà dell’800. Furono attivi fino all’inizio del ‘900.
Mandolino napoletano senza etichetta, probabilmente di produzione Vinaccia. Su un foglio rosa alloggiato nella custodia si legge: Libretto musicale di pertinenza / del Sigr Avv Leonardo Natale / Notaio e Regio Subbeconomo / Di Cariati / Cariati 1° Agosto 1897.l / Un suo intimo amico / G. C. M. Il guscio è costituito da 19 doghe in palissandro con un finale a pezzi alternati di ebano e avorio, il piano armonico è in abete scelto contornato da tripla filettatura, la buca è ovale e contornata da un fregio in madreperla e tripla filettatura mentre il battipenna è in tartaruga. Il manico è in palissandro, la tastiera in avorio, la paletta in noce, le farfalle della meccanica in osso ed in avorio sono il bottone reggicinghia della paletta, l’inserzione del manico ed il capotasto.
Mandolino Casella, napoletano fabbricato dalla ditta Mario Casella a Catania nel primo ventennio del '900. Lo strumento presenta un guscio composto da 29 doghe di palissandro con filettatura in acero, controfascia in acero e palissandro, manico e paletta in noce, la tastiera in ebano con prolungamento fino alla buca monta 28 tasti metallici. La tavola è in abete e presenta ai bordi un elegante fregio in palissandro e madreperla e, all'interno, un secondo fregio di madreperla su ebano, motivo che è riportato intorno alla buca; il battipenna è in ebano con un'applicazione in madreperla rappresentante la musa della musica.
Mandolino napoletano, l'etichetta interna reca la dicitura: lira musicale / FERNANDO DEL PERUGIA / Fabbricante di Strumenti Armonici / SAN CRESCI presso FIRENZE / Anno 1898. Il guscio è formato da 25 doghe in acero con due grosse fasce superiori e due controfasce in noce. La tavola, in abete, è contornata da una ricca filettatura in ebano, la buca è contornata da un fregio in ebano e madreperla. Il battipenna è in tartaruga con un fregio in madreperla. La meccanica interna presenta sul dorso una ricca decorazione a motivi floreali e un putto musicante. Farfalle, capotasto, ponticello e bottone sono in avorio.
Mandolino-pochette, metà '800, napoletano, anonimo. Lo strumento è formato da un guscio, rivestito all'interno da carta viola, formato da 13 doghe in noce. La tavola, in abete, è contornata da una doppia filettatura nera e da una grossa decorazione in madreperla. Il battipenna è in tartaruga. La buca, tonda, è contornata da due doppie filettature e da fregi in madreperla. Il manico e i due piani esterni della paletta sono in noce, il capotasto in avorio e la meccanica è dotata di farfalle in corno..
Mandoloncello , (Germania ?) primo decennio del ‘900, guscio in 21 doghe di palissandro a tonalita’ alternate. Piano armonico in abete, ricco di raggi midollari, con grosso battipenna in tartaruga, bottone della tracolla e capotasto in avorio, farfalle della meccanica successive.
Mandola napoletana, fine XIX sec., molto probabilmente di manifattura Vinaccia, paletta in noce, piroli a vite in avorio, tastiera e ponticello in ebano, fondo a 31 doghe in palissandro, foro ovale, tavola in abete con piastra e bordi in tartaruga e madreperla.
Mandolino Ruffini, costruito a Brescia nei primi decenni del '900 dal liutaio Pietro Ruffini per l'esportazione a Londra dove fu venduto. Lo strumento ha un guscio formato da 25 doghe in palissandro, manico e paletta in noce, meccanica in alpacca, farfalle in avorio, piano armonico in abete, battipenna in tartaruga e madreperla, fregio intorno alla buca in ebano e madreperla.
Mandolino napoletano, primi decenni del XX secolo, l'etichetta interna recita: LUIGI POPPI / premiata fabbrica / di mandolini / PALERMO. Lo strumento presenta una tavola in abete con battipenna in tartaruga e decoro in madreperla a forma di farfalla. La buca, ovale, è contornata da un decoro in madreperla ed ebano mentre la tavola è contornata da un doppio filetto e pezzi di ebano ed osso alternati. Il guscio è formato da 21 fasce di noce come anche il manico e la paletta mentre la tastiera è in palissandro.
Mandolino milanese, di autore lombardo anonimo, recante il cartiglio di PILADE MAURRI, che lo vendette a Firenze nel 1902. Lo strumento a 6 corde singole, presenta una tavola armonica in abete con battipenna in legno scuro e fregi in avorio e filettatura multipla in ebano; il guscio è formato da 17 doghe in palissandro intervallate da una doppia filettatura in ebano e abete. il cavigliere a falcetto termina con un frontalino in madreperla; la tastiera, di tipo ondulato-scavato, monta 21 tasti.
Mandolino italiano costruito dal liutaio Alfredo Montanari (1919 - 1988) a Cento (FE) nell'immediato dopoguerra. Questo strumento ha il fondo piatto ma una cassa inusuale, che ricorda il mandolino lira, con la parte superiore della cassa che finisce con due piccole punte. Invece della buca vi sono due fori armonici a forma di "effe". La tavola è in abete, fondo fasce e manico in palissandro. La tastiera monta 23 tasti metallici e cinque barrette di madreperla.
Mandolino mezza-lyra, costruito dal liutaio Alfredo Privitera, già operaio della ditta Carmelo Catania, che negli anni ’70, costituì una sua liuteria che ben presto divenne tra le migliori della Sicilia. Questo strumento e armato con cinque cori di due corde accordati in Mi, La, Re, Sol, Do. La tavola è in abetecon una buca ovale al centro e una piccola e tonda sul braccio sinistro, il fondo piatto e le fasce sono in acero mentre manico, copricorde inferiore e tastiera sono in noce. Sul cartiglio interno è stampato: Liuteria Classica / Maestro Liutaio / Alfredo Privitera / Made in Italy. Lo strumento è lungo mm. 721.
Citola il cui modello è stato rilevato da un affresco di Simone Martini presso la Basilica di S.Francesco in Assisi. Il cartiglio interno recita: costruita nell’anno 2010 da / Andrea Poppi / Sant’Agata Bolognese. In noce nazionale sono il corpo e la tastiera che termina con un cavigliere a falcetto, il piano armonico è in abete rosso con un piccolo fregio in noce in alto e la buca ornata da un intaglio ligneo, 9 tasti in ottone, 4 cori da due corde in budello accordate per quinte (anche se spesso venivano accordate secondo il sentire dell'esecutore), lunghezza totale mm. 575, diapason mm. 380. Molto simile è uno strumento presente negli affreschi della basilica di S. Caterina a Galatina (Le).
Waldzither amburghese, ideato da C. H. Böhm, a nove corde (quattro cori di due corde e corda singola grave) e cavigliere a raggiera. Lo strumento, costruito all’inizio del XX secolo, ha un piano armonico in abete mentre fondo piatto a sette doghe, fasce e manico sono in palissandro. La tastiera ha 17 tasti metallici ed il ponticello è in plexiglas. Meccanica e tiracorde sono in metallo, vi sono due chiavi quadrangolari per l'accordatura. Lo strumento è lungo mm. 694, le fasce sono di mm. 89 e la larghezza max della cassa è di mm. 331.
Mandolino-banjo italiano, fondo e fasce costituiti da 8 doghe in palissandro alternate con 8 doghe in pero e centralmente un pezzo di pero tondo con intarsi in palissandro raffigurante un cane ed un pappagallo su trespolo, manico e cavigliere in noce, piano armonico in pelle e metallo, farfalle della meccanica e capotasto in osso. Il cartiglio interno reca la dicitura: MANDOLINO TIP. N. 16 / prodotto 6-2-1956 / matr. N° 13380 / CATANIA CARMELO / primaria fabbrica / di strumenti musicali / a corda - artistici di / lusso e da concerto / specialità violini.
Banjo tenore francese a manico lungo della prima metà del XX secolo, di tipica fattura tradizionale a quattro corde. Sul manico vi è impresso in ovale il marchio: UNICA / marque / deposèe. La meccanica è marchiata UD Mirecourt e presenta farfalle in bachelite. Il manico è in noce, la cassa acustica in acero e, naturalmente, il piano armonico in pelle.
Mandolino a fondo piatto, XX sec., costruttore Frambach, Liegi, paletta e tastiera in noce, meccanica a piroli di bachelite, fondo a 6 fasce in mogano e 6 in legno di pero filettate in ebano, piccolo foro armonico ovale, tavola in abete filettato, piastra in ebano e madreperla.
Mandola a fondo piatto, marchiata sulla paletta FORTE & Co, metà del XX secolo, meccanica marchiata Marcelli, lunghezza totale 73 cm. Lo strumento ha una tavola di abete a venatura stretta ed uniforme con una filettatura sul bordo, fasce e fondo di acero fiammato. Il fondo è leggermente concavo ed è costituito da 5 doghe. Il manico e la paletta sono in noce, la tastiera in palissandro mentre il largo battipenna, che contorna la buca e giunge al ponticello, è in legno scuro con inserti floreali in madreperla.
Mandriola (Oktaviola) tedesca, primi decenni del XX secolo. Fasce e fondo, formato da 5 doghe, di palissandro, tavola in abete, foro ovale. Battipenna in ebano, abete e madreperla a motivi floreali e farfalla. Ponticello metallico regolabile, manico e cavigliere in noce, tastiera ebanizzata. Presenta 4 cori di tre corde e all'interno il cartiglio mostra la dicitura: Oktaviola / Gut Klang, De, Be, Be / D.R. Patent, D.R.G.M. / Die Konigin der Mandolinen. / Ein Instrument Ubertrifft / Ein ganzes Quartett / GESETZL. GESHUTZT.
Bandurria spagnola anonima, databile tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Piano armonico piriforme in abete contornato da intarsi quadrati di ebano e abete, buca tonda contornata da quattro filettature in ebano. Fondo, fasce, paletta e manico in palissandro (?) dipinto in nero, tastiera in palissandro con 17 tasti metallici, capotasto in osso, ponticello in legno. Lo strumento monta quattro cori da tre corde metalliche, i 12 piroli sono in legno chiaro (due rotti).
Balalaika russa, XX secolo. Questo strumento, suonabile sia a pizzico che a plettro, dalla tipica forma triangolare, è armato con tre corde accordate la prime due sul La e la terza sul Re. La lunghezza totale è 685 mm. il manico è lungo 265 mm. e presenta 16 tasti metallici, il piano armonico, composto di varie doghe di abete e da inserti di altri legni, presenta una larghezza di 432 mm. mentre il fondo è costituito da 7 doghe. La meccanica mostra farfalle di plastica. Il cartiglio interno è in cirillico e testimonia la provenienza russa dello strumento.
Plettri in tartaruga, serie di otto plettri italiani della fine del XIX secolo di varie dimensioni e fogge.
Mandolino popolare a fondo piatto, primi anni del XX sec. Italia settentrionale; fondo in 2 parti e fasce in acero, tavola in abete senza buca, due personaggi dipinti al centro e la scritta "Falstaff / brevetto E.S.", presenta due "effe" sulla fascia sinistra dello strumento, la tastiera monta 17 tasti metallici.